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Treviso e Rugby, passione e tradizione!

10/02/2021

Qualche tempo fa, presso la Fondazione Benetton a Treviso, si è svolto il convegno dal tema ”Il rugby. Storia ed attualità”, in concomitanza con la Heineken Champions Cup e l’incontro tra il Benetton Rugby e i Northampton Saints.
 
Non posso certo dire di essere un’appassionata, ma è stato molto interessante scoprire le origini di questo sport, nato nel 1823, quando alla scuola di Rugby, città nel Warwickshire inglese, il giovane William Webb Ellis, dopo aver preso la palla ovale con le mani, invece di lanciarla indietro o retrocedere, corse in avanti a fare il punto. Da questa inosservanza delle regole del football, ebbe origine il Rugby,  sport strettamente connesso, poi, ai Giochi di battaglia e ai processi di civilizzazione.

E nel Bel Paese? Da noi venne data grossa enfasi al rugby a partire dagli anni ’20, sull’asse Roma- Milano, quando, a fini politici, si volle sottolinearne l’aspetto combattivo ed il physique du rôle degli atleti, forti ed imponenti, ma agili al tempo stesso.

In Veneto, poi, divenne popolare dagli anni ’50, grazie ai primi scudetti al Rovigo, fino ad arrivare al boom dieci anni dopo, con un proliferare di squadre di buon livello, soprattutto in quelle provincie dove una forte tradizione calcistica non lo adombrava (come accadde, per esempio, nell’area veronese e vicentina).
Ecco che anche il gioco assunse diverse connotazioni: mentre a Padova si sviluppò tra gli universitari, in un ambiente borghese e quasi elitario, più vicino alla rigorosa impronta britannica, emerse in antitesi Rovigo, dove questo sport incarnava la tradizione popolare, quella legata alla terra ed al mondo rurale.

E Treviso? La capitale della Marca Gioiosa stava nel mezzo: una squadra in cui l’aspetto puramente giocoso ed il brio erano protagonisti.

Sicuramente queste divisioni e queste forme di campanilismo aumentarono la competizione, facendo crescere anche qualitativamente il rugby e la sua popolarità. Queste rivalità si intersecavano con la realtà economica locale e vi si specchiavano, trovando nuova benzina quando piccole aziende prima e grandi nomi poi iniziarono a sponsorizzare le squadre locali (Benetton tra tutti per quanto riguarda il Trevigiano).
Indubbiamente a Treviso il rugby è uno sport molto seguito ed amato da generazioni, soprattutto noto per le gesta della squadra della nostra città: pensate che ad oggi i Leoni bianco - verdi possono vantare le seguenti vittorie: 15 Scudetti, 4 Coppe Italia e 2 Supercoppe d’Italia; niente male, vero?

Però a me interessava anche capire quale sia il fascino di questo sport: una mia cara amica ed omonima sostiene che il rugby piace perché è uno sport di squadra, con una sorta di codice d’onore, corretto e rispettoso degli avversari, non ancora rovinato dai soldi e dal fanatismo.
Insomma “uno sport da bruti giocato da gentiluomini!”.

La stessa identica opinione mi è stata confermata anche da una simpaticissima coppia inglese venuta a Treviso proprio per la partita, Lee e Jaime.
Non ho avuto difficoltà ad individuarli, perché entrambi indossavano le t-shirt della loro squadra e perché Jaime, da bravo inglese, girava in maniche corte, mentre io mi stringevo infreddolita nel mio cappotto.

Da me intervistati in merito, hanno affermato che anche loro apprezzano il rugby proprio per l’aspetto “sociale”, perché legano con altri supporter, perché ovunque vadano, anche all’estero, le tifoserie sono sempre rispettose ed amichevoli; anche con quelle avversarie non è affatto raro commentare il match e magari bersi una birra in compagnia.
A differenza di altri sport, tutti seguono la partita con la stessa passione e sano spirito sportivo, mentre i giocatori, nonostante i successi, mantengono un equilibrio ed un atteggiamento semplice verso il pubblico.

Jaime diplomaticamente ha commentato che le squadre italiane stanno migliorando, mentre Lee, quasi  a compensare e facendomi l’occhiolino con i suoi begli occhi che ridevano, ha scherzato sul fatto che tutte le ladies impazziscono per  l’ex Capitano della Nazionale Italiana.
Mi hanno spiegano, poi, che hanno il loro abbonamento annuale, ma che purtroppo non esistono card o agevolazioni; la coppia è venuta qui per conto proprio ed era già la seconda volta!
Anche il Club inglese è giunto in Italia trasferta. Infatti le tifoserie straniere organizzano spesso viaggi di gruppo per poter recarsi sul posto e supportare il proprio team.


Anche la mia amica Ilaria mi confermava che lo stadio di Monigo, a soli quattro chilometri dalla città, si trasforma in una festa internazionale in occasione delle partite: 5000 posti a disposizione per tifosi italiani, ma anche inglesi, scozzesi, irlandesi, ...
Così come la mia amica ha approfittato dei tornei di rugby in passato per girare, anche gli stranieri seguono la propria squadra e viaggiano.

Effettivamente anche alle mie colleghe è capitato di accompagnare in tour rugbisti, come ho fatto pure io la scorsa estate, quando ho svolto un servizio guida per una squadra giovanile di una scuola inglese, tutti ragazzi molto interessati ed estremamente educati. Anche loro erano venuti a Treviso per degli incontri presso La Ghirada, “casa” della Benetton Rugby  e città dello sport costruita negli anni ’80 dalla nota famiglia di imprenditori.

Insomma, da tifosi a turisti è un attimo e noi di Treviso Tours non possiamo che esserne felici.
Alla fine ho ringraziato Jaimie e Lee per la loro disponibilità: chi lo sa, magari ci troveremo un giorno allo stadio a goderci una partita!
Io intanto li ho invitati al nostro prossimo tour! E che vinca il migliore!